Cinque anni fa, ci lasciava all’età di 58 anni Aldo Maldera, ex terzino sinistro del Milan e della Roma, in campo dieci volte con la maglia della Nazionale (tra il 1976 e il 1980, prendendo parte anche al Mundial argentino del ’78 e agli Europei del 1980, in Italia). Esordì in azzurro il 28 maggio 1976, a New York, contro l’Inghilterra, nel Torneo del Bicentenario, indetto per celebrare i 200 anni dell’indipendenza degli Stati Uniti. “Era di un’antica razza italica ormai scomparsa, azzerata da quest’epoca di obblighi tattici e di griglie computerizzate sovrapposte ai campi di calcio“, scrisse Roberto Perrone sul Corriere della Sera. “Aldo Maldera (III), detto “cavallo” (copyright Albertosi: per la sua velocità ingobbita), apparteneva alla gens terzini goleador (…). La sua era una figu con il numero romano: Maldera III. Aveva due fratelli più grandi che erano già nell’ album. I Maldera erano Attilio, Luigi detto Gino (tre stagioni in rossonero) e Aldo “il cavallo” che segnò 9 gol nell’ anno della stella milanista, 1978-79, secondo, nel ruolo, solo all’interista Giacinto che, in un campionato, ne realizzò 10. La famiglia Maldera veniva da Corato, Bari, e si stabilì a Bresso per aprire un negozio di frutta e verdura (…). Maldera giocava con Oriali a Cusano Milanino. Dovevano andare tutti e due all’ Inter, ma i dirigenti rossoneri riuscirono a convincere il padre di Aldo, di fede milanista, a non commettere atti impuri. Goloso di dolci, appassionato di gialli, concluse la sua carriera conquistando un altro scudetto a Roma (1983). E lì alla fine si è stabilito, cuore milanista ma innamorato del clima della capitale e della sua vicinanza al mare (…). Sempre disponibile, gentile ed educato, come quando entrò per la prima volta nello spogliatoio rossonero e diede del lei a Rivera”. Enzo Bearzot pensava a lui come erede di Facchetti ai Mondiali in Argentina, ma gli preferì il giovanissimo Cabrini, riservando ad Aldo solo la finalina con il Brasile. Era “goloso di dolci e appassionato di gialli”. Motivo più che sufficiente, direi, per essere un po’ più tristi, oggi.
La figu col numero romano.
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Pubblicato da stepiazz
Ho scritto e parlato di Africa, televisione e calcio per il Manifesto, Africa, Peacereporter, Italpress, Kick Off, La Gazzetta dello Sport, Radio Popolare, Radio 24, Radio Capital, Radio Deejay e Mzansi Football. Dopo aver seguito i primi Mondiali africani della storia, ho pubblicato due raccolte di citazioni: "Scusi, chi ha fatto palo?" (Barbera), dedicato alla Nazionale di calcio, e "Non si finisce mai d'impanare" (EDT), grazie all'amore per il cibo. Sogno di vivere la scena finale di "Incontri ravvicinati del terzo tipo" con le mie tre figlie. Mostra tutti gli articoli di stepiazz
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