“Uno capace di fare 200 gol non è uno normale. È un fenomeno“, dice si se stesso Antonio Di Natale. “Proprio perché ho giocato in una piccola squadra, come tutti definiscono l’Udinese. Duecento gol non è come fare duecento presenze: quelle riescono a tutti”. Beh, se ha un difetto, di certo non è la mancanza di autostima. Di Natale ha conosciuto quattro ct, passando da Giovanni Trapattoni, che lo fece esordire nel 2002, a Roberto Donadoni, con lo sfortunato Europeo in Svizzera e Austria, dopo aver saltato l’intero biennio di Lippi. Il Lippi bis lo vide ancora nel giro azzurro, fino all’inutile gol alla Slovacchia nella terza e ultima gara di Sudafrica 2010. Due anni dopo, Cesare Prandelli decise di puntare sulla sua esperienza per Euro 2012: Di Natale segnò l’unico gol subito da Iker Casillas nel torneo. Successivamente, rifiutò la convocazione per la Confederations Cup 2013: “Prandelli mi ha chiamato, poco prima di partire per il Brasile, mi ha chiesto se volevo far parte della spedizione: ho risposto che ero onorato della sua attenzione ma che, per me, la stagione era stata massacrante e che avevo impostato le mie ferie in un certo modo proprio per cercare di fare bene il prossimo anno e così cercare di meritarmi una convocazione per il Mondiale”. Purtroppo, Spagna-Italia 4-0 rimase la sua ultima presenza in azzurro.
Volevo calciarlo a destra.
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Pubblicato da stepiazz
Ho scritto e parlato di Africa, televisione e calcio per il Manifesto, Africa, Peacereporter, Italpress, Kick Off, La Gazzetta dello Sport, Radio Popolare, Radio 24, Radio Capital, Radio Deejay e Mzansi Football. Dopo aver seguito i primi Mondiali africani della storia, ho pubblicato due raccolte di citazioni: "Scusi, chi ha fatto palo?" (Barbera), dedicato alla Nazionale di calcio, e "Non si finisce mai d'impanare" (EDT), grazie all'amore per il cibo. Sogno di vivere la scena finale di "Incontri ravvicinati del terzo tipo" con le mie tre figlie. Mostra tutti gli articoli di stepiazz