Iniziano i Mondiali e, finalmente, capisco cos’abbiano sempre provato gli appassionati lussemburghesi (o libici, mongoli, groenlandesi, moldavi, uzbeki, somali…) al fischio d’inizio della Coppa del Mondo: NIENTE. Sono curioso? Certo. Sono felice di poter assistere al circo del pallone? Altrochè. Sono sempre innamorato del calcio? Sicuro. Ma dove sono l’emozione, l’incertezza, la passione, l’attesa piena di tensione per l’esordio, il cuore che batte? Sbaglierò, ma credo siano rimasti a San Siro, lo scorso 13 novembre. L’Italia non è in Russia e a me il Mondiale sembra (quasi) un riempitivo, in attesa di una partita che mi faccia saltare in tribuna, o sul divano. Euro 2020, per lo meno.
Oggi, io sono lussemburghese
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Pubblicato da stepiazz
Ho scritto e parlato di Africa, televisione e calcio per il Manifesto, Africa, Peacereporter, Italpress, Kick Off, La Gazzetta dello Sport, Radio Popolare, Radio 24, Radio Capital, Radio Deejay e Mzansi Football. Dopo aver seguito i primi Mondiali africani della storia, ho pubblicato due raccolte di citazioni: "Scusi, chi ha fatto palo?" (Barbera), dedicato alla Nazionale di calcio, e "Non si finisce mai d'impanare" (EDT), grazie all'amore per il cibo. Sogno di vivere la scena finale di "Incontri ravvicinati del terzo tipo" con le mie tre figlie. Mostra tutti gli articoli di stepiazz