
Roberto Mancini ha parlato al Secolo XIX del suo lavoro sulla panchina azzurra: “Il problema di un ct è quello di rispettare le esigenze dei club e muoversi in quell’ambito. Io non chiederò gli stage o altre cose del genere, mi adeguerò alle necessità delle varie società perché avrò a che fare con calciatori che devono giocare ogni tre giorni e quindi è complicato“.
Antonio Conte aveva introdotto gli stage e Gian Piero Ventura li aveva mantenuti, ma il Mancio propende per la discontinuità: “Vorrei, però, che quei pochi giorni che i giocatori passeranno con la Nazionale fossero giorni buoni, di allenamenti importanti, fatti con entusiasmo, a iniziare dall’amichevole di ottobre contro l’Ucraina“.
La fiducia del ct: “Non abbiamo fenomeni? Ho visto vincere Mondiali con tanti buoni giocatori e nessuna stella. Sono molto ottimista. I ragazzi che alleno sono molto giovani e l’entusiasmo lo devono avere per forza. Sono bravi, magari mancheranno un po’ di esperienza, alcuni di loro non hanno fatto partite a livello internazionale, ma anche quella arriverà. I valori ci sono. (…) Noi -conclude Mancini- non possiamo sapere come cresceranno Insigne, Romagnoli, Chiesa, Caldara. E poi magari esplode qualcuno che adesso non si vede ancora. È successo ad altri, nella Francia, per esempio; fino a poco fa non sapevamo niente di Mbappé o Dembélé“.