Ormai, è una tradizione: arriviamo alle celebrazioni (del titolo Mundial, in questo caso) con ventiquattr’ore di ritardo. Ricordate l’11 luglio 1982? Dove eravate? Con chi? Cosa stavate facendo? Se siete troppo giovani, forse pensate a quella data solo perché ha visto venire al mondo un fenomeno azzurro mancato come Antonio Cassano, un predestinato che ha fallito l’appuntamento con la gloria. Beh, qualunque sia la vostra storia personale (raccontatecela!), quella coppa rappresentò un’emozione incredibile per ciascuno di noi, qualcosa che difficilmente potremo descrivere a chi abbia vissuto solo la vittoria di Berlino: bella e importante, certo, ma quella spagnola fu l’estate di Bearzot e di Pertini. E il colpo al cuore, la gioia, l’adrenalina che ci procurarono i gol di Rossi, le corse di Cabrini e di Tardelli, le magie di Conti, le parate di Zoff, beh, non ce le restituirà nessuno. Sono già trascorsi trentasei anni (e un giorno) ma, come ogni anno, sembra ieri.
Sembra ieri
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Pubblicato da stepiazz
Ho scritto e parlato di Africa, televisione e calcio per il Manifesto, Africa, Peacereporter, Italpress, Kick Off, La Gazzetta dello Sport, Radio Popolare, Radio 24, Radio Capital, Radio Deejay e Mzansi Football. Dopo aver seguito i primi Mondiali africani della storia, ho pubblicato due raccolte di citazioni: "Scusi, chi ha fatto palo?" (Barbera), dedicato alla Nazionale di calcio, e "Non si finisce mai d'impanare" (EDT), grazie all'amore per il cibo. Sogno di vivere la scena finale di "Incontri ravvicinati del terzo tipo" con le mie tre figlie. Mostra tutti gli articoli di stepiazz