“(Nell’autunno del 2015) ho avuto delle complicanze di origine virale. All’inizio, mi sono molto spaventato. Non riuscivo a muovermi e, insomma, è stata dura. La cosa mi ha scombussolato. (…) Vedi le difficoltà che hai. Uno come me, che ha fatto undici anni di seguito in campo, e non riuscivo ad alzarmi dal letto. Dici “che cavolo succede?”. Ne sono uscito lavorando consapevolmente e facendo quello che si poteva fare. (…) Sono stato sempre cosciente e presente a me stesso. E anche quando, una notte, sveglio lì nel letto in penombra e da solo, mi è parso di intravedere due figure al fondo della camera. La prima aveva il volto di Gaetano, l’altra quella del Vecio. Entrambe sorridevano. Mica dormivo. Non stavo sognando. Ho detto loro “non ancora, non adesso”. E sono sempre qui“.
(Dino Zoff)