“Metto fuori classifica io, Pelé e Maradona perché calcisticamente siamo tre extraterrestri“.
(Gianfranco Zigoni)
(Il sempre sobrio outfit di Gianfranco Zigoni)
Ci cospargiamo il capo di cenere perchè abbiamo dimenticato (ieri) il compleanno di un giocatore fantastico, anche se decisamente poco fortunato: Gianfranco Zigoni, da pochissimo, 74enne. È un perfetto esempio di “Non-Azzurro“, cioè un calciatore mai troppo vicino alla Nazionale, nonostante il talento. Se non lo conoscete, vi consigliamo il bel libro “Dio Zigo pensaci tu“, scritto a quattro mani con Ezio Vendrame, altro “genio ribelle” (chiedo scusa a Massimo Roscia) di quegli assurdi anni Settanta. Zigoni era dotato di un talento straordinario ma, raccontano le cronache dell’epoca, si lasciò frenare e “fuorviare” dalla passione per donne, alcol e motori, oltre che da un’eccentricità fuori scala (nell’immagine, il 1 febbraio ’76, quando andò in panchina indossando pelliccia e panama). Proprio in “Dio Zigo“, per esempio, si racconta di un’amichevole tra il Real Madrid e la Juventus del giovanissimo Zigoni: i bianconeri persero 3-1 ma, al termine della gara, il difensore madridista José Santamaría lo avrebbe paragonato addirittura a Pelé, con tanto di bestemmia annessa. Di certo, non era l’autostima a mancargli: “Prima di entrare in campo, dicevo a me stesso che nessun essere umano poteva fermarmi, solo Dio. Ma per me Dio non esisteva quindi ero pronto a fare sfracelli“. Tra leggende verità, si colloca anche la sua unica presenza in Azzurro (tre le convocazioni), in una gara di qualificazione a Euro 68: il 25 giugno del 1967, Zigoni giocò con Albertosi, Facchetti, Rivera e Bulgarelli a Bucarest, in Romania-Italia 0-1.
Un uomo onesto fino in fondo, Zigoni, anche ora che è costretto a fare un paragone tra la propria carriera e quella del figlio Gianmarco: “Ha fatto abbastanza nel calcio –diceva, lo scorso anno, in una chiacchierata con Federico Buffa– ma meriterebbe di più, purtroppo però questo è un calcio che ti riserva sorprese. Io ho giocato a calcio anche senza allenarmi, bevevo, fumavo, avevo l’odio per i ritiri ma giocavo sempre e non capivo perché. Lui, che è uno dei più forti, trova difficoltà a giocare“.