
Le porte della Nazionale si aprono per Conti l’11 ottobre del 1980: Lussemburgo-Italia, incontro valido per le qualificazioni ai Mondiali spagnoli del 1982. Bruno Conti entra a metà ripresa al posto di Altobelli, gli Azzurri vincono 2-0. Come ricorda la Gazzetta dello Sport, la convocazione di Bearzot ha un significato particolare: proprio nel 1980, la Roma ha cambiato presidente. Dino Viola ha progetti ambiziosi, ha portato a Roma un giocatore brasiliano che pochi in Italia conoscono, ma che con gli anni dimostrerà di essere una stella di livello mondiale. Il suo nome è Paulo Roberto Falcao e assieme allo stesso Conti, a Pruzzo, Di Bartolomei e al portiere Tancredi, formerà l’ossatura della Roma campione d’Italia ’83.
Rossi! Rossi! Rossi! Paolo Rossi si sblocca, la squadra si compatta e sulla fascia continua ad agire un genio che, per creatività e voglia di incidere, sembra la sintesi perfetta tra Maradona e Zico. Morale della favola (o finale da film, fate voi): Maradona e Zico vanno a casa, Conti resta e trascina l’Italia verso la conquista di un Mundial sul quale nessuno avrebbe scommesso una lira. Al ritorno in patria, il ragazzo di Nettuno è un eroe nazionale, Pelè (e non solo lui) lo considera il miglior giocatore del Mondiale. I tifosi della Roma si aspettano il salto di qualità, vogliono lo scudetto. E scudetto sarà: il campionato 1982-83 sarà una cavalcata trionfale per la Roma di “Marazico”, come ormai tutti chiamano Conti.
Purtroppo, a concludere questa favola arrivano il Liverpool all’Olimpico e il fallimento della Nazionale di Bearzot nel post ’82. Un vero peccato. Ma la classe e i trionfi di Marazico resteranno per sempre nella leggenda.