Uno dei centravanti più forti della storia del calcio italiano compie oggi 46 anni: un centravanti mostruoso, non sempre bello da vedere, ma immenso e letale, uno che di Mondiali ne avrebbe meritati almeno due. Uno che, per colpa di un infortunio, si giocò l’occasione della vita.
“Ho lasciato l’Australia e la famiglia a 14 anni con due sogni: giocare in Serie A e vestire la maglia della Nazionale. Quasi mi scoppiava il cuore, quando Cesare Maldini -un secondo padre per me- mi chiamò in Under 21: prima di ogni gara, andavo in bagno e piangevo fra gioia e tensione. Rappresentare il proprio Paese è la cosa più eccitante, per me. Io sputavo sangue per la Nazionale, uscivo distrutto dopo ogni gara, non ammettevo altro modo di interpretare certe partite. E quelli che tirano indietro la gamba anche una sola volta, non li farei nemmeno più entrare a Coverciano. Cosa provai quando l’immagine di Cannavaro con la coppa al cielo fece il giro del mondo? Ero distrutto. Inizialmente, evitavo anche solo di pensarci. Mi dicevo: ho faticato per anni, ho segnato 9 gol ai Mondiali e mi perdo il sogno di una vita per un infortunio. Poi, però, nel mio cuore ho gioito con tutti quei ragazzi compagni di sempre in Azzurro: era la nostra generazione, e che generazione! La più forte che l’Italia del calcio abbia mai avuto, assieme a quella del 1982. Vincemmo nel 2006, ma forse il top lo avevamo toccato nel 2002… se non fosse stato per quel personaggio losco (Byron Moreno, ndr)… Avevamo giocato insieme dai 17 anni in avanti, eravamo stati campioni d’Europa anche con l’Under 21. Certo, quella sera a Berlino era tutto perfetto, mancavo solo io…“
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Pubblicato da stepiazz
Ho scritto e parlato di Africa, televisione e calcio per il Manifesto, Africa, Peacereporter, Italpress, Kick Off, La Gazzetta dello Sport, Radio Popolare, Radio 24, Radio Capital, Radio Deejay e Mzansi Football. Dopo aver seguito i primi Mondiali africani della storia, ho pubblicato due raccolte di citazioni: "Scusi, chi ha fatto palo?" (Barbera), dedicato alla Nazionale di calcio, e "Non si finisce mai d'impanare" (EDT), grazie all'amore per il cibo. Sogno di vivere la scena finale di "Incontri ravvicinati del terzo tipo" con le mie tre figlie.
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