Solo tre mesi fa, Stephanie Frappart aveva gestito con autorità le star della Premier League nella Supercoppa Europea, ma -come scrive il Corriere della Sera– “la serata eterna dentro il Massimino fradicio di pioggia non la dimenticherà facilmente“. La 36enne francese arbitrava per la prima volta due Nazionali maschili (anche se Under 21), ma si è ritrovata a gestire difficoltà completamente diverse dalla pressione per la differenza di genere. Due sopralluoghi, i dubbi sulla tenuta del terreno di gioco, i fischi indispettiti degli infreddoliti catanesi in attesa di notizie, la lunga discussione con l’Armenia che vuole tornare a casa e con il delegato Uefa, “Garry O’Hagan, che, essendo scozzese, non si fa impressionare dalla tormenta d’acqua“.
“Madame Frappart -prosegue il Corsera– alle 18, mezz’ora prima dell’orario originale di inizio partita, sbuca dal sottopassaggio. Minuta, sorridente, scortata dai due guardalinee e dal quarto uomo, francesi come lei, fa rimbalzare il pallone undici volte sul prato zuppo, scuote la testa e allarga le braccia. Non si gioca. Non subito almeno. Le due ore successive sono un delirio. L’arbitro donna più famosa del mondo tiene testa a tutti, anche all’organizzazione preoccupata per i bambini che devono accompagnare i giocatori in campo e sono dentro lo stadio dalle 16. Il nuovo sopralluogo alle 19.40 dura 5 minuti. La regina dei fischietti francesi calcia il pallone più volte e riceve l’applauso ironico della gente (2.700 spettatori) quando fa gol. Sembra perplessa, ma alla fine rompe gli indugi. Il più è fatto. Non resta che arbitrare“. Quello è il meno, in effetti, quello le riesce bene. Molto. La francese è sicura, autorevole, rispettata. Dialoga con i giocatori, esce dal campo piena di fango, riceve i complimenti di tutti, soprattutto degli azzurrini (e vorrei vedere), felici per il 6-0 (doppietta del ritrovato Kean e gol di Pinamonti, Zanellato, Scamacca e Del Prato), incuranti di essere entrati in una piccola porzione di Storia, quella con la S maiuscola.